Avevo letto e recensito oltre un anno fa un altro libro di Robecchi pubblicato da Sellerio, ovvero "Questa non è una canzone d'amore". Pur con qualche pregio, l'avevo trovato un libro con scarsa coerenza narrativa, che non si capiva se volesse essere un saggio sociologico, un giallo, o un romanzo di denuncia.
Nonostante questo, ho deciso di dare a Robecchi una seconda possibilità, leggendo "Torto marcio", e sono rimasto piacevolmente sorpreso nel vedere come Robecchi sia maturato come autore. A differenza della precedente prova dello stesso autore, qui il registro narrativo è coerente, ed è quello di un noir. Le descrizioni delle condizioni sociali di molti dei protagonisti non lasciano dubbi sulla visione politica dell'autore, e questo è ovviamente totalmente legittimo. Ma, a differenza del suo libro precedente, la visione politica è lasciata sottintesa, tanto da risultare quasi naturale, e mai artefatta.
Grazie anche a ciò è che i personaggi diventano automaticamente più veri, più naturali, più profondi. Non per nulla gli investigatori veri, da noir classico, assumono qui una rilevanza nuova, rispetto al suo precedente libro, tanto che i personaggi, che sono apparentemente gli stessi, sono così diversi nel proprio spessore da risultare fortunatamente irriconoscibili.
Rimangono, del Robecchi prima maniera, dei tocchi umoristici che però mai scadono nel grottesco, e che riescono ad alleggerire la lettura del libro senza però mai risultare dissonanti o fuori luogo.
Il risultato è un noir di qualità, che si legge con grande piacere, con una scrittura scorrevole ma non banale.
Spero che l'evoluzione in positivo di Robecchi continui, nel qual caso continuerò a leggere i suoi libri con piacere.