Ho acquistato questo volumetto essenzialmente per curiosità, convinto, avendolo sfogliato rapidamente in libreria, che si trattasse di una raccolta di racconti noir di ambientazione palermitata, alcuni di questi scritti da autori poco noti, o forse esordienti, un modo quindi, soprattutto per questi ultimi, di far conoscere la loro produzione. Nulla di male, in passato operazioni simili mi hanno fatto scoprire autori ed autrici interessanti. Ho quindi acquistato il volume e mi sono accinto a leggerlo.
La lettura dei primi capitoli è sembrata confermare l'impressione iniziale. Una serie di racconti, appunto, ciascuno incentrato su un fatto diverso, con personaggi, a ambientazioni, che spaziano fra la Palermo più popolare e quella più borghese. Ciascun episodio, preso individualmente, è stato gradevole da leggere, e li ho trovati tutti ben scritti e ben narrati.
Ad un certo punto però, più o meno a metà libro, uno dei racconti colgo un chiaro riferimento all'episodio narrato nel primo racconto. La cosa mi sorprende un po', e inizialmente mi fa pensare ad un cameo, ad una sorta di citazione affettuosa, che però implica che i racconti siano stati scritti in ordine cronologico, e che gli autori che hanno scritto i racconti diciamo così successivi avessero avuto la possibilità (perché poi?) di leggere quelli precedenti.
Continuando a leggere capisco di avere in mano non una raccolta di racconti, ma piuttosto un originalissimo romanzo scritto a molte mani, dodici, tante quanto sono gli autori che vi hanno contribuito. Ciascuno scrivendo quello che è allo stesso tempo un racconto autonomo (e in tutti i casi leggibile e fruibile come tale) ma allo stesso tempo un capitolo di un romanzo ambientato a Palermo. Il risultato è sorprendentemente coerente e fruibile, con una trama chiara e una coerenza ed unità narrativa tutto sommato soprendenti. Lo stile di ciascun capitolo è naturalmente diverso, ciascun autore vi porta le proprie caratteristiche e peculiarità. Allo stesso tempo sembra essere evidente uno sforzo per mantenere una certa coerenza anche stilistica, visibile soprattutto nella mancanza di fronzoli e in una scrittura asciutta e lineare.
Non posso ovviamente dire che tutti i capitoli mi siano piaciuti nello stesso modo, alcuni di loro mi hanno coinvolto di più, ho trovato più abili come narratori i loro autori, altri meno, anche se forse solamente perché scritti in uno stile che mi è meno consono. Però nessuno mi ha dato la tentazione di lasciarlo in asso e passare al successivo, cosa non infrequente quando si affrontano raccolte eterogenee.
L'unità e la coerenza narrativa del volume lasciano immaginare un'operazione ben coordinata dal curatore, che è anche l'autore dell'ultimo capitolo, che a mio avviso costituisce la miglior prova narrativa del volume. Con uno stile anch'esso diretto e secco, narra di una vicenda che lascia il lettore sempre più perplesso man mano che vengono a galla tutte le cose non dette, man mano che il profilo di quella che sembra una disgrazia familiare come tante, triste ma quasi banale, si rivela come un groviglio di cose non dette e di antichi odii. Alla fine il lettore è incerto se ammirare le capacità narrative dell'autore o se domandarsi perché abbia avuto bisogno di inventare una vicenda così contorta e carica di sofferenza ... finché, alla fine del capitolo, non legge che il racconto è "ispirato ad una storia vera", con la realtà che indubbiamente supera la narrativa.
Il risultato di quest'interessante operazione è un libro che è riuscito a sorprendermi, positivamente, e farsi leggere con avidità. Nonché a farmi desiderare di leggere il resto della produzione di alcuni degli autori in esso raccolti.