Più che un romanzo si tratta di un "racconto lungo", una "novella", per usare un termine desueto in italiano ma comune nella lingua letteraria anglosassone. E la brevità del testo, rispetto a quella di un romanzo "compiuto", determina l'approccio narrativo, basato su sentimenti e sensazioni evocati da immagini poetiche, piuttosto che sull'esplorazione approfondita del carattere dei personaggi o sull'evoluzione di una trama complessa. Peraltro l'approccio "evocativo" è una caratteristica di molta letteratura giapponese (e questa è una delle ragioni per cui chi scrive ama molto la letteratura in questione).
L'intera narrazione ruota attorno ad una gattina che entra nella vita di una giovane coppia senza figli a Tokyo, e attraverso la voce narrante del marito il lettore vede come entrambi (forse la moglie più del marito) non riescano ad evitare di "innamorarsi" della gattina, e di come si lascino coinvolgere da questo piccolo animale, che nonostante il "corteggiamento" dei protagonisti rimane autonoma e, se necessario, mantiene le distanze.
La narrazione è ambientata nella Tokyo anni '80 e '90, ma il registro narrativo, lento, carico di immagini, potrebbe essere quello di una narrazione giapponese di molti decenni prima. I luoghi e le cose sono importanti tanto se non più delle persone, e la loro descrizione crea l'atmosfera della narrazione, trasmettendo al lettore l'umore dei personaggi in modo più efficace di tante descrizioni esplicite. In questo senso, alcuni passi mi hanno ricordato il sia pur diversissimo "Libro d'ombra" di Tanizaki, una sorta di ode alla casa giapponese con i suoi angoli silenziosi, scuri, ma carichi di implicazioni, come emblema della cultura e della visione del mondo di quel paese.
Del resto, la riservatezza è un tratto culturale giapponese, e molte cose rimangono normalmente "non dette", ma percepibili appunto attraverso le sensazioni trasmesse dai luoghi, dalla natura, e, nel libro, da come la voce narrante percepisce il vento, la pioggia, e, appunto la gattina.
Anche per questo, il registro narrativo e l'atmosfera che questo crea dominano sulla trama. Anzi, la trama è non solo scarna, ma può anche risultare, se presa letteralmente, irritante. Che due persone dotate di un'emotività e di un'affettività "normali" si lascino coinvolgere così tanto da una micetta, sia pure simpatica, può apparire poco credibile, o peggio può indurre il lettore a considerare i protagonisti come due persone incapaci di empatizzare con altri esseri umani. Ma non si tratta di un libro da prendere letteralmente, da leggere come se fosse un racconto il cui scopo è informare il lettore rispetto ai fatti narrati. Si tratta invece di una "poesia in prosa moderna", nello stesso spirito, ovviamente traslato ad una forma narrativa radicalmente diversa, degli haiku, le brevissime poesie che lasciano intendere (senza descrivere, cosa impossibile nelle poche sillabe prescritte da tale forma poetica) l'impatto emotivo di un fiore appena sbocciato, della prima foglia autunnale, o di un volto intravisto di sfuggita.
La traduzione italiana purtroppo non è sempre scorrevole come uno desiderebbe. Pur essendo cosciente della difficoltà di tradurre fra due lingue così strutturalmente e culturalmente diverse, mi è rimasta la sensazione che la traduttrice in alcune parti del racconto non sia riuscita a rendere in italiano le sensazioni che il testo originale indurrà nel lettore di madrelingua. Anche se si tratta sicuramente una traduzione corretta, a tratti risulta purtroppo farraginosa, forse appunto perché troppo letterale. Lungi da me dire che avrei saputo far di meglio, ma forse un esercizio editoriale post-traduzione sarebbe stato utile.