Vi è indubbiamente una lunga teoria di autori che sembrano impegnarsi con grande vigore per épater les bourgeois. Alcuni (pochi) con successo, più o meno grande, altri (la maggioranza) senza successo alcuno. Candore appartiene certamente a quest'ultima categoria. Non è certamente solo, anzi, la compagnia è numerosa e nutrita, nonché variata. L'idea che dire le parolacce, o descrivere accoppiamenti sessuali di vario genere e tipo, sia sufficiente a produrre letteratura, sia pure con un'etichetta "trasgressiva" è diffuso, anche se visibilmente si tratta di un'opinione priva di fondamento. Viene ad esempio in mente La vie sexuelle de Catherine M., libro appunto concepito per "scandalizzare", che si rivela di una noia assolutamente mortale.

Candore ha qualche raro sprazzo in cui risulta divertente, ma per la maggior parte è privo di grande interesse. È scritto con una lingua sciatta e banale, con un registro narrativo incerto e oscillante, così che il lettore non riesce a capire se si trova in una commedia, in una satira, o in una tragedia (rappresentata dalla discesa agli inferi del protagonista).

Nel complesso, si tratta di un libro di cui si poteva tranquillamente fare a meno. Che Einaudi pubblichi questa roba in una collana venerabile, e ancor più che uno che scrive così sia stato (con un altro libro) candidato al premio Strega la dice lunga sullo stato della narrativa italiana.