Paolo Cognetti ha scritto un classico romanzo di formazione, la storia di un bimbo (il narratore) che diventa adulto, passando attraverso le fasi critiche dell'adolescenza e del giovane adulto. Il tutto intrecciato con la storia di un'amicizia, che de facto rende il libro due romanzi di formazione in uno, anche se l'introspezione del secondo personaggio è limitata dall'approccio narrativo.
Il protagonista è un ragazzo nato in città, a Milano, con un padre appassionato di montagna, cosicché il ragazzino, suo malgrado, passa tutte le proprie vacanze in montagna. Il rapporto col padre, che muore quando il protagonista è ancora molto giovane, è un rapporto difficile (come spesso accade fra padri e figli maschi). In montagna il protagonista incontra un ragazzino che vive nel piccolo villaggio in cui trascorre le ferie, un'amicizia che diventa un rapporto che prosegue nell'età adulta.
Il libro narra la storia di questo rapporto, in cui i due amici crescono, in parallelo, prendendo vie diversissime nell'adolescenza ma sempre con un filo conduttore importante che li lega, ritrovandosi alla fine.
È un libro ben scritto, gradevole, sia pure con qualche sbavatura sentimentale che a tratti rischia di scadere nel melenso. È solo un rischio, ma un rischio che si nota. Uno scrittore bravo certe cose non ha bisogno di dirle, fa sì che il lettore le capisca, anzi le senta, senza bisogno che siano espresse. Si può ipotizzare che certe "sbavature" siano dovute alla giovane età, relativamente parlando dell'autore. Senza queste, il libro risulterebbe più intenso, più sobrio, come del resto sobria e silenziosa è la montagna che è una delle vere protagoniste del libro.