Non vi è ovviamente dubbio alcuno che del mondo fisico, microscopico e macroscopico, oggi si conosca e si capisca molto più di quanto non sia mai stato prima possibile nella storia dell'umanità. Conosciamo e capiamo oggi la struttura dell'Universo e la sua dinamica, così come la struttura dell'atomo e del suo nucleo, e in questo senso godiamo oggi di una visione dell'Universo che abitiamo, e del nostro posto nello stesso, senza precedenti nella storia dell'umanità. La fisica del ventesimo secolo, grazie ad una serie di giganti, di pensatori forse senza precedenti nella storia dell'umanità, ha eretto degli edifici intellettuali magnifici, quali la relatività generale (essenzialmente la creazione del solo Einstein) e la meccanica quantistica (il risultato del lavoro di molti pensatori e ricercatori di prim'ordine).
Però, questi edifici rimangono sconnessi, in quanto spiegano fenomeni che appartengono a domini che non si sovrappongono. La meccanica quantistica spiega ciò che accade nel microscopico, come si muovono ed evolvono oggetti delle dimensione delle particelle elementari, mentre la relatività generale spiega il movimento di corpi macroscopici, quali mele, pianeti, stelle e galassia, nonché l'intero universo, sotto l'influenza della gravità, sin dalla nascita dell'universo stesso. Ciascuno, nel proprio dominio di applicazione, predice la realtà con una precisione senza precedenti.
Nonostante questi innegabili e oggettivamente meravigliosi (in quanto degni di ammirazione meravigliata) successi della fisica del ventesimo secolo, rimangono alcune, non poche, aree grigie. Da un lato c'è l'ambizione dei fisici di "unificare" le teorie, ovvero di avere un'unica teoria che possa spiegare la gravità nonché le altre forze, quali l'elettromagnetismo. Dall'altra vi è l'ambizione di spiegare, sulla base di principi primi, perché il nostro universo è così com'è, visto che alcune sue caratteristiche sembrano a dir poco improbabili.
L'ambizione di avere una "teoria del tutto" che da sola spieghi tutte le forze note (gravità, elettromagnetismo, interazione debole ed interazione forte) è un'ambizione non nuova, e che ha impegnato le menti migliori del ventesimo secolo, visto che a ciò Einstein dedicò (senza successo alcuno) la maggior parte degli anni della propria vita. È un'ambizione che ha portato a teorie che a molti fisici (compreso il sottoscritto) appaiono come nella migliore delle ipotesi bizzarre, quando non addirittura, semplicemente, non scientifiche, in quanto non verificabili sperimentalmente. Questo è particolarmente vero delle "teorie delle stringhe", che presuppongono un numero grande di dimensioni spaziali aggiuntive alle tre ordinarie, non percepibili nel quotidiano.
Penrose spiega, con grande lucidità, il motivo del proprio profondo, insanabile scetticismo nei confronti dell'uso di dimensioni "invisibili" e più in generale sulle teorie di stringa. Esplora anche le contraddizioni fra la meccanica quantistica applicata nel microscopico (dominio in cui, come detto prima, è una teoria di enorme successo) e il comportamento del macroscopico, mettendo a fuoco, di nuovo con grande lucidità, gli aspetti che richiedono un riesame senza mettere in discussioni i successi della teoria.
Penrose non propone una soluzione coerente e "perfetta" alle difficoltà che mette in evidenza. Affronta però con grande onestà intellettuale le contraddizioni della fisica moderna, un edificio con visibili crepe, nonostante i suoi successi. Per chi è interessato alla scienza moderna è una lettura illuminante, un viaggio che obbliga a riflettere con calma su tutta una serie di aspetti epistemologici normalmente nascosti sotto uno spesso tappeto.
Nell'introduzione Penrose presenta il libro come "divulgativo", un libro che non richiede conoscenze matematiche per essere apprezzato. Devo, in questo, essere in profondo disaccordo con l'autore. È un libro profondo, che senza una conoscenza dei principi fondamentali delle teorie discusse (ovvero, la relatività generale e la meccanica quantistica, nonché vari aspetti della cosmologia contemporenea) è probabilmente impossibile da seguire. Vista la profondità degli argomenti che Penrose affronta temo che tale limite sia inevitabile.
Per chi ha gli strumenti sufficienti è però una lettura eccezionale, e non perché Penrose presenti delle soluzioni coerenti ai problemi che mette in evidenza, ma piuttosto perché costringe il lettore a riflettere sulla portata delle contraddizioni insite nell'edificio della fisica moderna. Contraddizioni che, ritengo, porteranno prima o poi ad una revisione della nostra comprensione della realtà profonda. In che direzione, rimane da vedere...